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      PRIMO (salendo, grida al basso). Ohe, maledetta ciurma, legate la gondola chè l'onda non la rovesci.
      SECONDO. È tanto piena! Pescare i morti non s'è mai dato.
      PRIMO. Pesca i vivi, pesca i morti, è tutt'una; quello che non si è mai dato in dieci notti che faccio questo mestiere da corvo, si è pescare qualche borsuccia d'oro.
      SECONDO. Senza il fiasco e la gonnella fanno pietà anche i morti.
      PRIMO. Orsù, ci hanno chiamato con tanta furia (ridendo). Date qua..... (si avvia alla porta del Tintoretto, e vi dà un calcio). Messeri e madonne! (apre ed entra cantacchiando).
     
      SCENA V.
     
      TINTORETTO e i due COMMESSARI.
     
      TINT. (stringendosi alla figlia). Chi siete?
      PRIMO. (accennando la morta). È questa sola? (al secondo). Togli su, e fa presto.
      TINT. (con feroce lamento). Voi non me la toccherete!
      SECONDO. Tutti matti così questi pittori! (gli fanno forza).
      PRIMO. Guarda, se c'è qualcosa.... (dà un piede nella cesta di fiori e la rovescia).
      TINT. Indietro, villano barattiero!
      PRIMO. È il mestier nostro così!
      TINT. Tu vuoi rubare? Ruba, dà fuoco, saccheggia, ma lasciami la figlia! (ruggendo, s'accinge alla disperata difesa dell'amatissimo corpo).
      SECONDO. Noi siamo ai servigi della Repubblica. Mettete senno, o vi chiamiamo due alabardieri (s'avvia all'uscio).
      TINT. La violenza a me?
      PRIMO. È tempo sprecato (cinicamente).... Ci chiamerete voi, quando vi accorgerete che vostra figlia ell'è come tutte le creature di carne ed ossa, destinate alla terra. Adesso le fate mille baci, ma domani....
      TINT. (come chi scopre una terribile verità). Domani?


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





Tintoretto Repubblica