Sempre egli ritornava poi alla solitudine del suo studio, scoraggiato, affranto, ammalato di desiderii infiniti, e cercava la pace al bromuro di potassio.
Colla storia dell'Anima si collegano gli scritti che seguono, cioè gli Schizzi dal mare o Acquerelli com'egli li intitolò variamente.
Sono un poema marino, in una forma sciolta dal verso, ma risonante di melodie interne, luccicante di colori e d'immagini, in cui l'anima del Bazzero trabocca ne' suoi momenti migliori.
Se è vero che questo dovrà essere il sembiante della futura poesia, il giorno che avrà rotto i ceppi della vecchia e della nuova metrica, al Bazzero potrà forse venire anche una piccola lode di precursore, che egli non sognò quando scrisse dietro il naturale impulso.
La città, il popolo, il mare, i villaggi dell'incantata riviera ligure, i marinai dalle schiene di bronzo, le bagnanti, i colori dell'onda, il suo anelare immenso, i misteri delle sue profondità, una chiesetta, una barchetta, un canto, un gruppo di aloe nodosi, dei fiorellini, eccovi una serie di piccoli schizzi e di acquerelli, animati da una continua emozione e legati da una erudizione abilmente usata e argutamente presa a gabbo. Il poeta trasfonde il suo io in tutto ciò che vede e tutto vivifica di sè. Qualche pagina scintilla d'una meravigliosa evidenza. Sembra che la parola stessa rinunci alla sua logica natura per diffondersi in colore e in luce.
Leggete com'egli descrive i grigi pennacchi dell'onda che vengono a incalzarsi, a sfioccarsi, e il suo gonfiare e suo colmo trasparente verdissimo e il concavo lenissimo e il fragore e il dibattersi delle ondine che sommuovono ciottoli, e i mille rivoletti che ridiscendono con troscie lucenti (vedi a pag.
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