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      Da qualche lettera risulta ch'egli meditò più volte la morte, e vi andò vicino: altre volte pensò di entrare tra i monaci dell'Ospizio del gran San Bernardo. Fu religioso perchè fu buono e amò sua madre: ma più ancora perché fu artista. Ogni passo verso una perfezione è un passo verso Dio, che sta nei cuori; nè la Intera Bellezza si può desiderare senza credere a lei come alla luce. La sua non fu la fede d'un catechismo, ma neppure un delicato epicureismo che teme, non credendo all'infinito, di rifiutare la più grande delle umane emozioni. Egli è pio e sincero anche quando sembra disperato.
      Di una tale esistenza non comune, alla quale s'intreccia un delicato nome di donna, voi troverete nella prima parte di questo libro i documenti. E il libro anzichè una stonatura, come temono i suoi amici, crediamo che possa essere un raggio di sole che ritorna e nel suo complesso un prezioso documento a tutti quelli che studieranno l'evoluzione del pensiero e del sentimento italiano in quel tumultuoso periodo che succede alle battaglie dell'indipendenza, quando l'entusiasmo che le ha compiute diventa il primo imbarazzo del vincitore. Tutto è disordine ancora, non si sa quel che si vuole, ma si vuol molto, da tutti. Il linguaggio epico urta colla necessità ufficiale, il passato ingombra il presente e impedisce alle giovani forze l'andare avanti.
      Ambrogio Bazzero non è solo in questa evoluzione, e per non parlare che di una piccola scuola milanese, mi pare che i nomi del Rovani, del Tarchetti, del Praga, del Dossi e del Boito abbiano con lui molti punti di affinità artistica.


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





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