Io scrivo, a sbalzi, pel mio cassetto, molte volte rattenendo le lagrime di tenerissima commozione, molte volto imprecando con voluttà mefistofelica a Dio! - Ci voleva tanto poco per farmi felice! Non ricchezze, non gloria, non nobiltà, non i soliti meccanismi della società domandavo: domandavo pace, sacrificio, religione, fede: avevo coscienza di fare un sacrificio, la coltivavo, mi accosciavo due volte al giorno, per voto, in una chiesa, ero buono una volta. Che ho ottenuto? Poveri miei anni, dai diciolto ai venticinque!
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Che cosa è la vita dell'uomo? Nient'altro che la spuma dell'onda che si dibatte fra gli scogli misteriosi dell'Infinito. Ma se un riflesso di cielo può dare l'azzurro alla spuma fuggitiva, un riflesso d'amore può dare alla vita i colori della Fede, della Speranza e della Carità.
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Ricordo, colle lacrime al cuore, che vi fu un anno, in cui, in alcune sere stellate, quando dimenticavo il mio corpo, quando dimenticavo il mondo esterno, e il mondo interno mi signoreggiava, e mi sentivo, e volevo credere, e sperare, e amare, ricordo che in alcune sere stellate, soavissime, confidentissime, ebbi vicino a me un'anima che mi ascoltò e mi comprese, quand'io espressi qualche speranza pel mio avvenire, avvenire che io legavo all'arte e alla famiglia. In quelle sere io accrescevo di dignità alla mia coscienza, io mi dichiaravo non volgare, mi mostravo uomo, e confidando, credevo, speravo, amavo.
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