- Lontano dagli amici che ridono!
Senz'aprire la busta ho voluto spiare mettendola su un vetro della finestra quello ci fosse scritto sul biglietto. C'è l'indirizzo suo... gli auguri.
Mi sento triste - Le scriverò? Uscirò dall'incertezza? Oh s'io fossi libero della mia volontà che cosa Le scriverei! - Mi viene in mente di far stampare dei pensieri, e mandarli a Lei, - E poi? - Quale tormento!
7 gennaio 1879. - Imparare una lingua difficilissima, come la tedesca, per far sentire a una fanciulla tedesca le note di un suo grande poeta (note piene di religione e di amore di patria) è un pensiero che non sarebbe venuto in capo a due su mille innamorati nel mio caso. Oh che dico? - Darle una speranza o un addio con voce dignitosa, con sì faticosa costanza, con sì nobile poesia! Mi accingerei con fiducia e lavorerei anche cinque ore al giorno, per un anno, se sapessi.... Ma in queste incertezze!
Piuttosto che vivere così combattuto desidero morire e desidero che queste mie memorie tutte siano lette da mio padre e da mia madre.
Tarsis e Ricci sono morti giovani. Oh che darebbero i loro genitori per farli rivivere? E come tutto diventa santo dopo la nostra morte! - E i miei desideri, che sono santissimi ora, diverrebbero una religione di memorie sulla mia tomba. O mia vergine, come io ho sentito l'amore puro, nobile, felice! Oh! come io ho bisogno di Iddio.
10 gennaio. - Quali incertezze sempre! Ieri sera ero deciso a mandarle il Tintoretto - quel Tintoretto che ho tanto amato! - E come mi spaventa il giudizio del mondo
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