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      - Mio Dio! come veglio penosamente la notte! Perchè questo strazio? Amo quella vergine, e sento la vita de' miei ventisette anni, vita ribollente, immensa, condensata, perché non l'ho mai sfogata colle tremende voluttà della carne. - Amo! e devo reprimere tutto in me: e sperare, sperare vagamente, sperare.... È ben tristo quello che io penso.
      No, no, non mi sento creato per questa vita nulla che conduco! no, no, no, non mi seducono le scettiche prospettive di una vita negli anni venturi... no, no!
      Io amo come Dio vuole che alla mia età si ami. Io amo come la Natura vuole che con un viscere che si chiama cuore l'uomo ami.
      Una donna! un bambino! - Ecco il sogno del poeta, del credente, dell'artista, del felice, dell'infelice... dell'uomo! - Che importa a me della filosofia, di Iddio! - ammetto i bisogni della terra, e di questi bisogni faccio un tesoro di religione, una filosofia contro cui non si può lottare, un Dio che non è in cielo nè in chiesa, ma è un Dio - Amore!
     
     
     *

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      - No, non sono pazzo: sono infelice, giacché lo studio accresce i miei dolori, mi crea sempre nuove speranze che diventano sempre nuove illusioni e poi sempre nuove delusioni, giacché non posso essere egoista come i giovani ricchi e eleganti, giacché, coll'anima mia d'amante e col mio cuore di poeta, non potrò fare mai una carriera seria, - voglio provare a fare il bene colla mano, voglio entrare nella Congregazione di Carità, e vedere le vere miserie della folla, e soccorrerle forse anche co' miei denari!


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





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