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      Sì, il bene!
      Io mi tormento; ma ecco sento una calma, una fiducia, una speranza; - mi inginocchio....
      Mio Dio! perchè mi arrabbatto tanto? Tu forse hai già preparato tutto il mio avvenire nella Tua Bontà; mi vedesti! mi vedi! mi vedrai! Io so nulla e Tu sai tutto! Io bestemmio e Tu sei e mi perdoni! O santa fiducia! Chi sa le tua fila, o Dio? E mia madre Ti prega? Che Ti dice? E Tu la ascolti? Ed io sarò felice? O Dio, io leggo il tuo Vangelo e sento che se i miei pensieri non si conformano alle sciocchezze del mondo, si accordano co' tuoi precetti santi, - io sento la gioia di amare coll'anima e d'essere casto! - E, se vuoi, fammi pure morire... morire casto, tranquillo, pensando al mio cimitero di Limbiate, alle mie soavi speranze di vita che mi lusingavano un giorno, e alla placida certezza di riposo che avrò sotterra: Oh io mi sento buono! - Sai, ho sempre pensato a Lidia davanti a quel cimitero: era un cattivo augurio o un buon augurio? Ma che volevo? che voglio? La pace!
      Come ho vergogna, in faccia a mio padre, di non avere una carriera seria!
      La mia vita in sei anni fu eterna e brevissima, felicissima e infelicissima: speranze, scoraggiamenti, voli, cadute a precipizio: certezze, febbri, languori, tormenti... chi può dire? oblio, anche oblio! deliri, pazzie nei sogni, nei desideri: e santa castità, e santìssimi, rossori! O Dio! ma un solo il voto: quando, febbrile, crudele, briaco, promettevo a me stesso di gettarmi fra le braccia di una femmina qualunque, e di raccontarle i miei dolori, per farmi almeno deridere da lei, per istigarmi, per istigarla, quando.


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





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