E voi tranquille pinete, tranquillissime mura, squallide croci, mi ricordate il mondo della mia ardentissima vita. Come vi amo! Come vorrei rivedervi una giornata triste! Oh memorie dolci e piene di speranze, della mia malattia e della mia convalescenza! Il piccolo portafogli l'avevo sotto il mio guanciale: quando i miei parenti erano a pranzo, mi tiravo su a sedere sul letto, prendevo il portafogli, lo aprivo, leggevo il tuo nome e lo baciavo. E i miei libri francesi? Raphael et les confidences? E il primo lampeggiarmi alla mente l'idea che della vita del Tintoretto si potesse fare un dramma, e con quel dramma potessi conquistare un nome, e col nome, un avvenire? E il piacere di trovarmi ingentilito dalla malattia? E la soddisfazione di dire: "Mia madre sa che ho sofferto?" E le trepidazioni, le incertezze?
26 gennajo. È una domenica calduccia, sciroccale, umida. Apro la finestra. - Ho trovato uno schizzo dal vero fatto a Limbiate probabilmente nel 1863 o 1864: lo amo!
31 gennajo. - Il tempo si è fatto triste. È inverno.
Quali incertezze!
Se fosse qui vicino ardirei parlarle? No: sono troppo villano di corpo.
Compero armi antiche: getto denaro e vorrei gettarne di più. Ed Ella lavora per guadagnare.
2 febbrajo. - Jeri sera ho offeso, villanamente offeso, un mio amico. Lidia, perdonami! Ma così contraffatto, e incerto come sono io, il mio carattere può essere riflessivo e paziente? E i miei nervi?
Sera. - Sono tranquillo, anzi sono lieto. Sono tre anni di vita riassunti in quei drammi e in quelle epigrafi (1874-75-77). E che?
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Tintoretto Limbiate Lidia
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