.. Domani andrò a Limbiate. Che ora triste! È l'ora in cui si desidera di essere belli, buoni e felici!
14 marzo. - Torno adesso da Limbiate, e trovo una tua lettera, o Lidia. A Limbiate quanti pensieri! Non li ho scritti, ma li scriverò per Te!... Ho qui la Tua lettera: ma non voglio aprirla. Sono felice! che mi dirai? Non so, ma sono felice; mi sento in orgasmo... Primo pensiero: vorrei andare al Santuario di Saronno, e leggere la tua lettera, contemplando gli angioli (cioè quei due angioli, che conosco tanto) del Gaudenzio Ferrari. Ma come sono brutto e villano io! - Stanotte ho sognato di Te: nei sogni mi pare di esser bello perché non ho corpo!
Domani scriverò. Oggi ho letto la Tua lettera, ma la folla, il sole, le ciarle mi hanno stordito. La rilessi ancora e la rileggo "Qu'aviendra-t-il de moi?" O mia madre! Spero di morire! E tu devi pensare a Lei come ad una figlia: lo devi perché il mio amore è santo. - Sono in orgasmo. È una settimana ch'Ella ha scritto la lettera. Sono felice e sento che Dio mi vede.
Dio? ed io credo nell'anima? E Tu?
Sì! sì, siamo pazzi, ma consoláti, ma poeti!
15 marzo 1879. - Ho riveduta la A., quella ragazzina che mi fece tanto bene! Nell'agosto del 1877 forse mi sarei ucciso. Da due giorni ero in uno stato di abbattimento spaventoso. Trovai quella bambina, le diedi dei soldi, la baciai, la accarezzai, la tenni con me, e una voce di dentro al cuore mi disse: - Somiglia alla bimba che tu avrai dalla tua Lidia! - Fui tranquillo, felice, guarito. La realtà era tremenda per me, il fatto era fatto: eppure quella illusione mi salvò, perchè illusione gentile.
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