24 aprile. - Jeri ho incominciato a vedere la miseria. Lidia, voglio avere un grandissimo, religioso, gentile rispetto per quelli che soffrono e che lavorano - ricordandomi di Te e delle Tue parole "étant pauvre il faut que je travaille!"
26 aprile. - Jeri notte ho fatto un sogno bruttissimo. Jeri a sera, assai melanconicamente, ho parlato di Te. - Che Tu indispettita del mio silenzio, non mi scriva più? Sei già partita da Venezia? Mi hai promesso - Si je quitte Venise je vous en avertirai afin que vous sachiez toujours quelles sont les douleurs ou les joies de votre affectionnée amie et soeur. Ti ricordi di avermi scritto così? - Hai Tu la brutta copia delle lettere che mi scrivi? Suona mezzogiorno a salutare il nome purissimo di Maria. O Lidia, mia sorella, come Ti amo!
29 aprile. Lavoro pei poveri: e sono contento, E se il mondo fosse pieno di finzioni? E se tanti poveri sono bricconi? E se io sono novizzo?
1° maggio. - L'anno scorso, quasi regalo di maggio, il mese dei fiori, dei nidi, dei bambini e di Maria, mi fu regalato un cranio. Era un augurio? Se fossi morto, sarei morto credendo Lidia felice. Essendo vissuto, ho la gioia e il tremendo dolore di sapere che potrei farla mia....
Sono stanco e insoddisfatto di tutto. - Ah mio collega G.! fare la carità per te è un gustare doppiamente la tua posizione. Tu hai finito di girare per la stamberga, e vai alla tua casa e trovi una sposina bella e un bellissimo bimbo. Egoista!
Chi da giovane ha avuto le ubbriachezze della carne colla femmina, non può o non è degno di sentire il bisogno alto della donna; chi ha sempre avuto religione per la donna, vive per la sua donna, per il suo bambino.
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Tue Venezia Venise Maria Lidia Maria Lidia Lidia Sei
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