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      12 aprile. - Eravamo soli in una cameretta disabitata del sacrestano: c'era una crociona nera dei morti: un canapè: delle seggiolaccie: un tavolo sconnesso.... Sui monti imperversò un uragano. Lei aveva paura dei lampi.... Si schiarì il cielo: tornò il sole, bellissimo: la montagna divenne festante. Io lessi l'agonia suprema del mio Tintoretto! - Che speranze, che fede nell'arte! Che baldanza nel guardare al mio futuro! Chi ridà i miei ventitré anni? - Tu fosti gentile, soave, confidente, affettuosa, compassionevole con me.
      Ma perchè mi tornano alla memoria queste dolci ricordanze della mia giovinezza? Perchè con tanta insistenza, vi risaluto ancora, o anime, ch'io chiamai gentili? - Su, a quella chiesetta scrivemmo i nostri nomi. Ci saranno ancora? Chi li avrà letti? - E parlammo di Te, o A., povera e affettuosissima e nervosa Signora che mi amasti! e mi piangesti in volto là su quei colli! piangesti ricordando il tuo passato! - Dirai tu, o Lidia, che questi sieno ricordi profani, perchè rubano a Te? Ma chi fosti tu per me?
     
      12 aprile. - Sorgete tutte in me, o male passioni dell'anima mia: o tristi ricordi, o gelosia, o frenetici odi, o tremende ardenze del mio corpo, io sfido Iddio! - Così imploravo ieri. - E invece sorgono dal passato i ricordi dolci - dolcissimi - dell'affetto, dell'amicizia, della stima, della simpatia, della confidenza.
     
      13 aprile. - Ma sai, Lidia, che ho un'illusione quest'anno? Di divenire pittore d'armi antiche. Mosè Bianchi, Pagliano, Bazzero, De Albertis, tutti gli artisti della Società Patriottica mi riconoscono per specialista nel disegnare armi antiche.


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





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