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      Torno quassù. Che disamore! che mancanza di fede e di entusiasmo! - Tutti i giorni l'istessa noia: la biblioteca, la Congregazione, la Patriottica.
      Spossato come sono, morrei calmo e, direbbero i miei parenti, sereno. Non spero nulla. È finito tutto per me! Non leggo più ByronGoetheDante: disimparo il francese, l'inglese e il tedesco (oh mie notti invano spese!), e oblio tutto, e se mi faccio inscrivere alla Società Storica Lombarda è per ironia.
      Che importa a me di ciò che è grande e nobile e generoso?
      La mia noia mi avvelena tutto. - Andrò in Biblioteca.
      Una sola passione mi rimaneva - le mie armi. Un solo odio mi rode - l'odio contro me stesso che nulla volli o seppi godere nel mondo inebbriante. Che importa a me di tutti questi sogni? Da otto anni, da dieci, da dodici anni, io farnetico: c'è da impazzire. - Ora tutto è finito!
      L'oubli seul sépare. - Ecco l'obblio.
      Hai ucciso l'anima mia.
      (Sera). - S'io prendessi moglie? - Oh suicidio!
     
      2 aprile. - Proprio nel momento in cui preparo la tromba per la buffonata di stasera alla Patriottica (che tormento per me!) apro il mio mobiletto, e leggo questa mia frase a Lidia - La mia giovinezza non ha più scopi.
      L'anima mia è ammalata a morte. Mi divertirò stassera? Farò ridere gli altri? Non volevo scrivere, ma lessi.... Dopo due anni, ho pensato sempre a te, o Lidia.
     
      5 aprile. - Come sei triste, o primavera, per me! - Sono disoccupato. Il mio cervello si ottunde: sento un peso alla testa: non saprei scrivere due righe. Potessi divenire pazzo!


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





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