- Vorrei viaggiare, ma ecco un nuovo tormento: non posso, e potendo non vorrei: il sole mi macchierebbe orrendamente la faccia: sono già sì brutto!
Ricevo la notizia che il povero Don Angiolo di Limbiate è morto e già sepolto. Ecco un altro anello al nostro passato che si spezza. Ricordo i soli delle brughiere, le nostre caccie, i nostri giorni felici.
7 aprile. - Ieri ho fatto una visita in casa G. La signorina è gentilissima con me. Arriverà il giorno in cui io abbrucierò queste pagine? È un sacrificio necessario pel mio avvenire. - Sono stanco, impigrito, senza speranza, senza dolore e senza gioia. - Perch'io possa mutare vita è assolutamente necessario ch'io non venga più quassù, ch'io non pensi più, ch'io non prenda più la penna.... A che? - Lidia mi ha fatto gli auguri di un avvenire felice. Sarò felice? Con chi? - O la mia vita sarà nel dolore sempre per lei che si è dimenticata di me? - Ti sei fatta sposa? Dove sei? Dolore! dolore! dolore! Non so scrivere e non so sperare.
Oggi per gli altri fui impaziente e risoluto: per me sono sempre stato un somaro e uno schiavo.
È primavera. Rinverdiscono gli alberi: tornano le rondini.... Un poco di pace, un poco di pace! - cessi l'odio.
Oggi ho comperato il letto a una povera mamma giovane. Una volta la carità la facevo in nome Tuo, ispirandomi a Te, o Lidia, ed ero gentile... Ed ora? - Bisogna ch'io fugga questo luogo e queste memorie.
Domenica 10 aprile. - È domenica. Io non prego Dio: ma lo maledico: io impreco, io bestemmio, perchè io odio.
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