Vidi i fiori, i bambini, le rondini, le farfalle. O fanciulle, se sapeste come io mi tormento! - Giù, là in fondo, in quel terzo giardinetto tutto il dì siede una mamma felice e gentile.
15 aprile (sera). - Venerdì Santo. Tu risorgerai, o Gesù, ma l'anima mia è morta. - Sono spossato, Oggi ho pensato delle cose gentili, pure, con un po' di speranza.
16 aprile. - Ho accettato di scrivere le appendici artistiche del Pungolo per l'Esposizione. Avrò coraggio di scrivere? E che scriverò?... Uscivo dalla Direzione del Pungolo: mi sentivo contento, superbo: con un po' di speranza.... Perchè Ti ho ricordata? Il mio supplizio deve essere eterno?
17 aprile. - Un po' di giorni fa sono stato a Limbiate. Come ho ricordato i miei tormenti! Ho tentato di scrivere un racconto Tisi ed isterismo per scrivere i tormenti di un giovane e di una giovane: oggi trascrivo qui queste righe: - "Il corpo sentiva addoppiarsi la vita e la robustezza, sentiva un veleno diffondersi prepotentemente per tutte le fibre: v'erano dei momenti in cui tremavo di febbre e sentivo come in me spezzarsi qualcosa, dei momenti senza mia coscienza in cui mi gettavo a terra, abbracciando l'immensa madre. Nei campi graffiavo a smuovere le zolle, cercando la feconda vita degli insetti e dell'erbe, odorava con voluttà l'odore che usciva da quelle viscere, scaldate dal sole. Questa terra coprirà un giorno le mie ossa, dicevo, e precorrendo col pensiero, vivevo una vita superstite nei mille atomi del mio corpo, che si sarebbe sfatto, per rinascere, per fecondare l'amore degli insetti e dell'erbe: e gioivo, gioivo, piangendo, e parevami che le mie mani strette negli steli, i miei capegli mossi dal vento, il mio occhio fisso in qualche fiore, mi dessero la massima delle voluttà, che emana dai capegli di una maliarda, dall'abito infocato, dalle pupille spossate.
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