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      - Perdonatemi tutti: sii felice, tu prima di tutti e di tutte, o Carlo. Sii felice, Tu, povero Peppino, e ricordati di me che ti ho amato tanto e ti ho sempre ispirato gentili sensi di affetto e salde parole di dovere: cresci buono e studioso e fidente nella vita. Perdonami, o R., il mio Tintoretto, il mio Giuliano!... E Tu, Lidia, povero cuore, Tu, gentile mia illusione, ricordami, se puoi, ricordami come si ricorda un fratello. Ma non odiarmi! E perchè? perchè odiarmi? Dio ti conceda le dolcezze che a me vennero dal tuo ricordo, quelle sante paci, quelle soavi e purissime religioni. Non ti affligga Dio coi miei martirii. A te ripeto: Sii felice! sii felice, sii felice! come quattro anni fa. E ricordo che anche tu mi avevi fatto questo augurio: Soyez heureux comme vous méritez de l'être. - O Lidia, il mio pensiero era di darti mia madre, di darti il mio cuore, di farti contenta, ed io avrei lavorato, forse avrei acquistato un nome, e Tu dovevi essere la mia pace. Perdonami e sii felice! - E a Te, mia mamma, che dico? Quante volte mi sarei ucciso, ma sempre ho pensato a Te. Eccoli, o mio amore sincero, costante, vigila, eccoti il mio cuore. - Non spaventarti dei miei martirii e delle mie bestemmie. Ho avuto dei momenti di fede così gentile, che Dio mi salva.
      - Credevo fossero l'ultime righe! Ancora aggiungo: - O mia madre, o mia Lidia, perdonatemi, ricordatevi di me. Ancora una volta perdonatemi, perdonatemi.
     
      5 maggio 1882. Venerdì. - È passato più d'un anno: ed apro il mio mobiletto: e noto questa data.


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





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