Il parrucchiere, che li lasciò col baffo dritto raso, uscì col troguolo della biada. - A Sestri! a Sestri! - incominciò a gridare, col sorrisine genovese, quello che nasce dalla golaccia delle palanche e che si invernicia di un: caro, sono tutto ai vostri comandi, da umilissimo servitore.
- A Sestri! Sciü, sciä ven a Sestri? - così si fece incontro a me che giravo un po' lontano dalia piazzuola, e davvero aspettavo la ventura: così mi invitò, ed io andai lì dinnanzi ad una specie di barcaccia spellata sulle ruote, aggravata su due cavallucci, che labbreggiavano al di sopra di un truogolo.
- Sciü, sciä ven a Sestri?
- Quando partite?
- Allun! sciä munte chi, che mi vaggu cumme u vapure.
Ed io stetti per porre il piede sul predellone di quell'omnibus che sembrava già pronto.
Intanto che il parrucchiere rientrò in bottega, o marinaio, e ti rase anche il baffo sinistro, io di botto mi sentii alle nari un puzzo così virulento, che mi parve si fosse aperta la vetrina di un acquavitaio, ed ascoltai nelle orecchie questa vociaccia soffogata che diceva: - U Balilla u nu parte mancu in te chi e staseia. Sciü, sciä munte con mi. - Mi volsi e vidi un camiciotto sbiadito, un volto d'arrosto, un cappellaccio di paglia: un vetturale che m'additava un'altra barcaccia sulle ruote, i cui cavalli aspettavano il turbinìo delle frustate. Tra l'attendere un'ora sotto al sole, e il mettersi in viaggio tosto, è naturale che si scelga. Detto, ascoltato, fatto.
Il parrucchiere che uscì per ungere le ruote del suo omnibus e che tornò a gridare: - A Sestri! a Sestri!
| |
Sestri Sestri Sestri Sestri Sestri Balilla Sestri Sestri
|