E ancora sulla ghiaia, passando a dire delle cose animate, vedi schiene color di rame, schiene bianchissime, schiene tali e quali le fece Iddio, schiene come appena le permette di spiare il lenzuolo: ma tutte tutte decorate dalle immense tese dei cappelloni d'oro.
Eh via! Che vi frulla? Ch'io adesso voglia popolarvi lo sfondo di macchiette? Proprio no. Domani parleremo di marinai e di marinare e di bagnanti cittadini e cittadine.
Intanto voglio usare l'ultime gocce che m'ho sulla tavolozza, e dipingo; - di faccia il mare, a tre strisce, una verde oscura, come una pineta, l'altra paonazziccia, l'altra celeste: l'aria limpidissima: di qua e di là i monti tutti innondati di sole.
L'ONDA.
Scogliera di Cornigliano.
Ti rivedessi! A te venivo, o scogliera, nelle mie ore solitarie.
Ricordo il sentieruzzo attraverso il terriccio delle rupi sfaldate, la scoscesa salita, il varco tra le due corna estreme, il varco dove giunge il rugghiare dell'onda e il diguazzarsi delle ondine flottanti. Dall'alto io contemplo il mare!
Non mi volgo a sinistra, ove il fumo della locomotiva si addensa candidissimo nell'atmosfera velata che incombe alle nere officine, il fischio stride insistente tra le fitte case e il suono delle ruote, si mischia a quello delle industrie frementi. Va e va, lunga fila di carri: in fondo è il faro di Genova, la gagliarda mercantessa.
Nè mi volgo a destra, ove, al di là del castelluccio di santo Andrea, in mezzo al vasto fragore dell'opere fabbrili, ecco sul curvo lido i poderosi carcami dei bastimenti nel cantiere e le bianche trabacche pei bagni e le macchiette affaccendate intorno alle barche, cui striscia l'irrequieta frangia del mare.
| |
Iddio Cornigliano Genova Andrea
|