Le case di Sestri s'addossano alle case, i campanili levano il capo lucente d'ardesie embricate, le torri degli opifici danno col fumo nuvole conglobate e fuggenti allo splendidissimo cielo. Le montagne parate a vigne, sparse di ville, colorite gaiamente da giardini, si stringono a sfondo voluttuoso intorno a te, voluttuosissima Pegli, l'accarezzata dal tepido flotto; e le indecise linee degli ultimi promontori sfumano dietro le nebbie perlacee che fasciano la marina di sopori innamorati....
A te mi arrampico, o scogliera, nelle mie ore melanconiche. E contemplo giù il mare!
Rammento il varco tra le due corna estreme, le foglie lacerate degli aloè, le tenaci erbette grasse col fiorellino giallo, gli scheggioni di quelle rupi, e giù la scogliera e la spiaggia. Qua vedo angolosi profili, qua masse tondeggianti, qua pozzetti, a tinte turchinicce e livide: e qua sul dorso dì certe coste che si diramano come tante catene di montagne, formando tanti valloncelli scavati dalla rabbia di corrosione, sul dorso bruciacchiato le incrostazioni biancastre dell'acqua; là la massa nera si dirupa, là nelle basse caverne e negli anfratti sonanti sonvi i biechi colori dell'onda, il bruno funereo e il verde bavoso. - Ecco il mare! Ecco i capi sporgenti degli scogli arrotondati dal lavoro eterno ed alterno, l'immenso flusso che investe, il franto riflusso che rota. A voi vengo, o ultimi capi, all'ondoso rombare; o scogli circonfusi dal polverio acre dell'acqua: o scogli, a tratto attuffati, a tratto stillanti come tante teste a ciocche d'argento: o scogli remoti, dove non mi giunge voce d'uomini, dove mi schiaccia infinita battaglia di giganti.
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Sestri
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