Tu che coprivi pietosamente col lenzuolo il pieduccio torto a quella signorina distesa su per la sabbia e vergognosa perchè la sua mamma la vi teneva a forza?
O buonacce, ricordo che non eravate belle.
Ma, tu, Filomena, vienmi innanzi. Ti porrei un pezzotto bianco sulle treccie disciolte, ti darei un'anfora di terra e tu la recheresti sul capo, come una siciliana, contemplerei bene il tuo profilo austero ed italiano, e ti direi: - Va, bella, va cercandoti un cielo più ardente.
Ma no! Ritorna ancora e dammi da bere. Ho sete.
IDILLIO.
Spiaggia di Pegli.
Tu come avevi nome? Felice. È tu? Felicissima. O amanti pallidi, che alla mattina venivate al mare sotto un solo ombrellino, facendovi vento con un solo ventaglio, sorridendo con un solo sorriso consapevole, ah! era proprio l'onda che colle sue luci guizzanti vi aveva abbattuti gli occhi e la ghiaia che vi dava l'andatura stanca, proprio il vento che vi aveva scomposti i capegli e la brezza della marina che vi scoloriva i labbrucci? Ah?
O felicissimi, alla sera vi stavate alla spiaggia, seduti in disparte, su una sola panca, anche su un solo scannello, contemplando il mare, contemplando il cielo.
REQUIEM.
Pegli.
Sulla strada da Sestri a Pegli c'è un piazzaletto con quattro robine a ombrello, e in fondo un muro grigio, squallido e graffiato, con un'antaccia chiusa. Sporgono al di sopra del muro, di lontano, le alberature nude, le vele appuntate, e le banderuole a fiamma delle barche peschereccie; di lontano s'ode la voce del mare. Vi è il cimitero; lì non si strascica vecchia che dica rosario.
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Filomena Sestri
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