... Dove sono? A chi racconto la mia istoria platonica? A chi comando un altro bicchierino di rhum?
Ahi!... ahi!... ahi!... Che altalena è questa?
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Poscritto. X luglio. Vado. - Scrivo colla mano sinistra, perchè la destra l'ho trovata avvolta in una benda di telaccia gropposa. L'oste mi dice....
Non capisco quanto tempo è passato: capisco però che è sera. L'oste mi dice che non ho pagato il mio posto nell'omnibus: sono disceso, cioè, sono cascato, perchè sento anche le due ginocchia ammaccate e non trovo più l'albo. E mi vedo in conto, qui all'osteria, rhum, rhum, rhum.... Che diamine! Sotto questo sole di mezzogiorno il bevere così è cosa pazza da far commettere colpe, altro che acquerelli!
Ho perduto l'alba. Buon per voi: c'erano dei grandi foglietti platonici.
SERA.
Vi è un'ora in cui la spuma del mare si fa cinerea, pare densissima e senza luci.
È questa in cui io giaccio alla spiaggia su una lingua di sabbia.
S'io mi adagiassi supino, sentirei il capo profondarsi lenemente, e forse qualche onda, s'io allungassi le braccia in croce sul dolce declivo, verrebbe a intepidirmi le mani.
In questa soavissima postura, con voluttà i capogiri mi farebbero provare quella sensazione unica - come se l'anima fuori uscisse dal corpo oscillante e anch'essa si dondolasse sull'acque.... È uno scherzo? un'illusione? Non so. So che realmente c'è un riposo, un oblìo, una cupidità di pace, un finire stanco dopo tante battaglie. Se il vento sperdesse l'anima sui colmi dell'onde, se i minimi rimasugli vanissero all'infinito!
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