Sei chiesuola tutta bianca, a battenti spalancati, con note d'organo dolcissime. Siete monachine vestite di nero, avete nero cappuccione che vi cela il volto, sfilate silenziose dalla porta segnata di croce alla chiesuola.
O monachine, io entrai sotto l'androne freddo del vostro monistero, e vidi una finestretta e su quella era scritto Parlatorio. Oh con chi parlate?
Giù alla spiaggia cocente, alla palizzata che chiude il bastimento in costruzione, vidi una fanciulla bisbigliante ad una fessura. Era la marinarina: e fuggì e riprese ad empirsi il grembiale di scheggioni di legno. Su quella fessura non era scritto Parlatorio. Oh con chi parlava?
*
* *
Stando io sulla piazzuola e guardando innanzi, vedevo in fondo alla portella paonazziccia per l'incenso un lumicino, e guardando indietro, indovinavo nella zona nebulosa, che a sera fonde e mare e cielo, un altro lumicino.
O monachelle, io penso che, dal chiostro passando alla chiesuola, nelle stellate notti primaverili, io penso che a tante di voi, tra le lagrime di consunzione, nella preghiera inavvertita e confusa nel canto delle compagne, collo strascico delle tarde litanie, il vostro lumicino dell'altare parve la piccolissima facella accesa dal pescatore a sera, quando voi, gioconde marinarine di un dì, candide e furtive nuotatrici dell'ora bruna, avevate la croce al collo e non sul cuore, croce d'argento e non croce di spini: la facella spiata nell'attesa soavissima e impaziente!
O pescatori, io penso che il vostro lumicino di prora vi fa pregare ed è come posto dinnanzi ad un altare, se la barca è drizzata al paesello, alla casuccia, forse alla finestra di lei, se il tuffo ninnante dei remi, al sussurro sospiroso del mare spianato, s'accompagna alla canzone che non suona, ma che blandisce il desiderio della fantasia.
| |
Parlatorio Parlatorio
|