Come hanno giocato in alto mare! Lo sanno i marinai che hanno appeso quindici o venti voti al santuario di Savona, o i marinai che hanno appeso il loro sacco d'ossa ai corallumi del glauco cimitero. Nel porto si stringe la gran famiglia: le prore sono, per così dire, i volti, le poppe danno il nome di battesimo, l'alberatura di tre, di due tronconi, segna la casta e l'anima è giù nella pancia. Le barchette vanno e vengono, come i domestici, come le formiche intorno al granaio. Io vorrei dirvi il giuoco dei riflessi del cielo e del mare, le bolle delle aspergini tranquille, gli scherzi dei vermi marini sulla costa, le gradazioni. Ma non posso! Però voglio dirvi come appaiono tumide le vele tese dal vento, come imbizziscono le banderuole a fiamma e come sembri che i catenoni dell'ancore e le scalette giù giù tremolino col tremolare degli strati dell'acqua e si perdano in un serpeggiamento vano.... Ma che? Come mai si può osservare? Genova è Genova: la folla è turbinosa, l'affaccendarsi incrociantesi.... La locomotiva su un argine ripiglia fiato rapidamente ed urta i vagoni a specchiarsi in mare. Bestemmiano, inturgidendo i muscoli, i nudi facchini michelangioleschi: i carrioni con quattro, sei cavalli accodati sembrano dire: - facciamo tremare la terra, la terra è nostra: - si fischia; si urla; si inneggia.
La scena, o signori, è unica, e l'entrata gratis; vedete: - il mare, il progresso, e su il guadagno, e su ancora la poesia, e su ancora il sole che ride di tutto.
- O marinaio poeta, che hai letto nel gran libro dell'utile e nelle grandi notti sull'estensione dell'Atlantico, dimmi le tue rime.
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