Chi cerchi? Chi domandi? - È morta da un un pezzo, eh!
Passando innanzi ai portoni, la vedi sotto il velo d'acqua freschissima. Adagio: prima di mettere il subbuglio in qualche cuoricino. La vedi che ha già fatto la doccia e sale lo scalone mollissimamente. Adagio ancora: prima di compromettermi con qualche mammina. La vedi che, col parasole stillante, ti ride in faccia... Per un capriccio la è passata sotto le spalle delle cariatidi a spruzzarsi un po' giocherellando. Del rimanente sappi che la vestiva un abito lunghissimo, alto, così e così. È la padrona del palazzo che tornava dalla messa e ascendeva al sommo terrazzone...
O logge aeree, o grotte verdiccie; ultimi fastigi su cui trionfa lo stemma, primi gradini col salve! O fiori che vedete il mare, marmi che riflettete il cielo!... Donna, che mi appari, più formidabile del Doria, appoggiata alla colonna, a cui già concessero le spalle la mamma, la nonna, la bisnonna, fervidissima stirpe: o donna, sei padrona del cielo, del mare, dell'infinito, dell'invisibile! Andrea Doria nel classico suo palazzo fuor di Porta San Tomaso accoglieva Carlo e Filippo re e la loro corte, e li faceva servire a suono di fischietto, come se egli fosse sulla sua capitana. Tu accogli me, come se tu fossi nel tuo regno e comandami col tuo riso... Non sono imperatore, nè grande, nè poeta! E tu hai il riso del tuo regno, del cielo, del mare, dell'infinito, dell'invisibile!... Io servirò te... Andrea fischiava due coronati e ben faceva: tu fischi me colla gola del serpente.
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