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      O anime gentili e mestissime, io contemplo i fiorellini strisciati dall'ultimo raggio di sole.
      E perchè di quei fiorellini io colgo e bacio l'appassito?
     
     
     
      BARCANERA.
     
      Sestri Ponente.
     
      Aspetteremo una notte senza luna e senza stelle, a mare cupo, a pace di cimitero.
      Ti metteremo remi neri, vele nere, in prora corona di fiori funerari, o barca che t'apparecchi al viaggio per là, da dove non si torna. La notte sarà un immenso tempio parato a lutto, la spuma dell'onda sarà l'argento della coltre, la pace sarà la desolazione... O Signore! Nè alla spiaggia venga fanciulla che pianga, nè lungo il viaggio batta seguace ala d'alcione. Solitudine vastissima!
      E coi remi accarezzeremo il mare, e volgeremo le vele al vento, sì da farle crepitare come se baciate insistentemente, e petalo per petalo, o poeta della notte, sciuperemo i fiori della corona.
      - L'amavi?
      - Era la mia vita.
      - Come aveva nome?
      - Illusione.
     
     
     
      L'ANCORA.
     
      - Áncora,-gongolò il mio professore cogli occhiali d'oro-deriva da a????a e a????a da a?????? che significa uncinato. I greci non conobbero questo istrumento che dopo la guerra di Troia. Plinio ne fa inventori i Fenici, i Tirreni e Pausania menziona Mida re dei Frigi.
      - L'ancora,-mi disse un fabbro nudo fino alla cintura, re d'una fucina in cui si profondava fino alle caviglie nel polverio nero, s'arroventava la gola e lagrimavano gli occhi-può pesare da 150 a 4000 chilogrammi, - e alzava un martello da venti, lasciandolo cadere su un'incudine suonante come un concerto di dieci campane.


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





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