- Ha l'anello, o cicala, il fusto, i bracci, le marre o patte, e il ceppo - mi accontentò un ingegnere navale, aprendo il suo portafogli, come chi dicesse: - ho i miei affari, non il tempo per chiacchierare.
- All'ancora maestra si dava il nome di ancora di salute: e c'è l'ancora di misericordia - mi soggiunse un marinaio segnandosi di croce. - Ma si calano colle gomene pregando Dio.
- L'ancora - mi suonò nelle orecchie il curato - è l'emblema...
E non volli più ascoltarlo.
E tu, fanciulla, mi domandi?
Ti ho risposto.
Io ti parlerò; parlerò di desolazione.
Alla sera ho sognato che tu eri raggiante come un faro, avevi una stella in fronte e stringevi un'ancora per me.
O CARO BIMBO.
A lume di luna, che ti rende macchietta mestissima, che fai? Colle gambe nell'acqua, che ti pone intorno alle ginocchia un anello oscillante d'argento, che guardi?
Colla camiciuola al basso già inzuppata, che alle mamme cittadine fa pensare al raffreddore (che non verrà), che cosa spii? Spii il mare: vuol mettersi al buono.
Dimmi, e perchè? Perchè tornerà. Chi? Il babbo marinaio che è partito con in collo la santa medaglietta di Savona, che è partito per l'America da due anni, il giorno della Concezione? Il babbo che più non scrive? Tornerà il bastimentino: il bastimentino fatto con uno scheggione di legno...
O Bacciccin! Aspetta, aspetta, o caro bimbo: ancora non conosci il dolore. E se non tornasse il bastimentino? La tua Lena ne farà un altro.
E se non tornasse il babbo?
CONVOGLI.
E passavano giù nella valle, pel letto asciutto del torrente.
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