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      I MONTANARI.
     
      Venivano gił per le stradette colle corbe piene di frutta, colle ceste del pollame, col fascio di fieno, colla sacca infarinata. E quello aveva la berretta rossa e lasciava nei passi soleggiati una fragranza dolce di prugne e di pesche, come maturate nelle stufe: e quello un pezzotto di vela incatramata e ad ogni brusco sasso eccitava il canto mattiniero del gallo imprigionato: quello si nascondeva sotto sotto e scendeva con fruscio fra i murelli e fra le siepi: e quella berretta bigia veniva gił fra un polverio, come una Dea fra le nebbie. E c'erano i fanciulli cantacchianti e i cagnuoli a mozze orecchie e coda ritorta, i cagnuoli d'avanguardia.
      Venivano gił dagli orti fecondi, rigati da cannuccie bianche a sostenere le viti: dalle case fatte di pietra accostate senza calce, angolose e bige: dai pratelli stesi sul declivio, come tanti rappezzi sulla vesta arsiccia della montagna, arsiccia e stracciata dalle rupi; dai molini stillanti, dove le paie delle ruote avevano i bei riflessi lucenti d'azzurro girando all'insł, dove fuggendo gił si tingono di verdemare, sommovendo l'acqua.
      Amo i vostri orti, e le case, e i pratelli e i molini: non amo i vostri cimiteri. Invidiate il marinaio: l'ossa sue, rotolate nei fondi glauchi, hanno posa di quando in quando, cullate dalla voluttuosissima vegetazione del mare: le vostre si corrodono tra gli scheggioni quelle non pagano il nolo della requie; le vostre su un bisunto libriccino e sul cartone dell'offitium hanno fatto notare: - soldi trenta.


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





Dea