... Ci rivedremo?
Ho incominciato così la mia lettera per farti capire ch'ella non è punto una lettera. No, voglio che noi passeggiamo insieme discorrendo.
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Quando io penso ai mesi di luglio che ho passato per l'addietro, e li confronto col luglio e l'agosto di quest'anno di grazia, dico la verità che ho tale stizza con chi mi mandò ad arroventarmi ai bagni di mare e con me stessa così pigra, come se io avessi le radici nella mia città, tale stizza ho, che mi mordo la lingua, piuttostochè fare di peggio. E dico alle eleganti che strascicano la seta sulle ghiaie di Pegli: - O poverine! - A me poi leggo gli spettacoli diversi la cronaca cittadina e il bollettino meteorologico di qualche foglio! Ma mi era possibile sopportare l'afa di un teatro, la noia di un concerto, la perpetua atmosfera di piombo colato? Oh, in riparazione, ho fatto anch'io un mezzo voto al santuario d'Oropa: quello, cioè, di accettare nella vita tutto e con pazienza, tranne.... l'estate in città!
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A mille e ventidue metri sul livello del mare, da un monte su cui l'arnica coi fiori gialli dieci volte in un dì è circonfusa di nebbie, per poi brillare come un oro al sole più raggiante, io figgo giù gli occhi a voi poverini: laggiù, laggiù, indovino le aguglie della mia città. Tanto io sto bene, che dimentico di essere stata male, nell'aria bevo a sorsate l'oblìo a me sì necessario, guardo su le cime del brullo Mucrone, con invidia, poi giù ancora contemplo il vastissimo piano.
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Oropa Mucrone
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