... Non scorgemmo più niente: invidiammo gli immensi campi della poesia azzurra, ci fecimo augurio d'essere palloncini: ma oh! a rammentare la nostra natura impotente un altro aerostato compagno non volle spingersi, dondolò, si fe' ribelle a tutti i voti, e cadde a terra, con una fiamma fugace, ricordandoci quel detto di Salomone sulla vanità delle vanità..... S'accesero i palloncini variopinti, e da tutte le finestre dello stabilimento brillarono due candellieri: illuminazione fastosa ad onore della Dea Salute, e della sua invidiata sorella Contentezza. Pel contrasto dei lumi, fatti bui il monte e la vallea, lo spazio allegro parve più ristretto e più affollato: molti rossori si confusero ai riflessi dei palloncini vermigli, molte ritrosie furono vinte dall'onda armoniosa, e la danza regnò, esultò, non diede più stanchezza. Intanto da una rupe di faccia al teatro della gazzarra, salivano al cielo, squarciando l'aria e crepitando e scoppiando, cento razzi a pennacchi di fuoco, a gruppi di stelle, a luci vividissime; le girandole disegnavano vortici di scintille: il bengala tricolore pingeva, come nei sogni delle fate, il paesaggio sì da farlo credere trasparente: e un immenso falò finale annunziava a quei di Cossilla e Andorno il tripudio dei bagnanti confratelli.
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Dopo il falò lo spiano fu animato da fervidissime danze: e incominciò la festa, la vera festa distinta, nelle sale. Udimmo un pezzo a quattro mani, eseguito con sì gentile intendimento d'arte elettissima da farcene per lungo tempo aver caro il ricordo: udimmo un motivo della Linda, che fu un regalo grazioso.
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