No, no, no!... È la sana, la liberissima, la grande aria dell'Alpi, che, per così dire, irrompe nella cameretta a dare sfondi, a ricolorire monti e valli e cielo nella fantasia dell'uomo innamorato!
Ecco come pensa il giovinetto: - Quanti bei luoghi ho veduto! Come voglio rammentarli ancora! Oh mio caro rododendron!... È mattina. Tutto il mondo a quest'ora, ai nostri occhi ancora sonnolenti, pare debba essere una valle bassa bassa, e la valle, in fondo a cui c'incamminiamo noi, la ci sembra la più seppellita; violastra, fredda, tutta un'ombra senza un'ombra. Non c'è luna: l'ultima stella della notte sgorga tanta luce che pare avanzi dritta e velocissima verso la nostra pupilla; è immota, non splende per chi muore, è solo un gioiello per la misteriosa immobilità dei cieli. Mugge un invisibile torrente; perdendosi nei faggi opachi, corre alla notte che noi abbiamo lasciato alle spalle, nel paesetto. A quest'ora ineffabile l'aria e la luce pare si confondano: il crepuscolo lo diciamo freddo, il vento oscuro: la risultante una sola - Pace grandiosa. Taciono i monti. Noi scambiarne le prime parole colla ragazza che ci serve di guida, pel bisogno di sentire una voce umana in tanto deserto: lei, col guarnellino, la gerla sulle spalle, dice che ha accompagnato ieri e l'altr'ieri tanti signori, e hanno fatto colazione, con tanta allegria.... Davvero a quest'ora ci rincrescerebbe morire, ai piedi di questi altissimi monti.... Il cielo s'è schiarito un po': i mille accidenti delle spaccature, delle gobbe, delle creste, delle valli, prendono rilievo: ma ancora regna l'intonazione violastra, più netta, più larga, più fredda.
| |
Alpi Pace
|