Se Perpetua allagasse di conza un piattone di stufato!... Aaah!...
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Arriviamo al paese, all'albergo, ai grandi lumi, caldi e vivissimi: la guida ci precede: ci viene incontro una cameriera tutta in chiaro.... Che effetto strano in quell'eleganza! Giacchè l'abbiamo abbandonata, ci volgiamo indietro all'oscurità, a gettare uno sguardo alle prime luci che incomincia a nevicare giù la luna: a quest'ora, al termine del pellegrinaggio, siamo quasi dolenti di non soffrire più privazioni, d'esser giunti, d'esser sicuri: con stringicore ci sovveniamo di qualcosa, di qualcuno, di qualcuna: è un lampo di poesia, la chiusa, la consacrazione della giornata. Il mio amico pensa di sicuro: - Se mia cugina vedesse dove sono! - ed io sospiro: - La mia povera Tea è in collegio! - Squilla una campanella per noi. La gente che c'è, donnine avvolte nelle ciarpe e uomini in gilé bianco, s'affaccia ai nuovi venuti, lì dallo spiano del terrazzo, qua dalla lobia del châlet. Oh seccature! oh figurini profumati! oh statuette di porcellana! Suona un pianoforte: e s'odono delle risa inviziatelle, aristocratiche, maliziose.... Noi, un po' orsi, pesanti, impolverati, goffi, rizziamo il capo facendo dondolare sul cappello il mazzetto di fiori. - Mi rincresce, - dice la cameriera: - ma la table d'hôte è finita.- (Meglio! meglio!) - Mi spiace, ma.... - Non importa: arriviamo da.... - giù un nomaccio: - Ceneremo da alpinisti. - A cena, sulla candida tovaglia, fra le posate e le bottiglie lustranti, fra le boccette della senape e di cent'altre leccornie obliate da noi, in mezzo a tante meraviglie, apriamo e riapriamo la Guida: il seguire sulla carta il viaggio e il pronunciare delle sillabe, spitze ed höhe, sul musino bianco e pastosello delle cameriere è la gioia che fa passare ogni stanchezza: i bei nomoni sono come il pepe delle vivande che si mangiano.
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Perpetua Tea Guida
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