E basta. Mille grazie al signor Quintino Sella che pronunciò queste parole nel discorso inaugurale della prima riunione straordinaria della Società italiana di Scienze naturali in Biella. Io non lo saccheggierò più: perchè, rubando male, il terreno diluviale, le alluvioni, il diluvium, il pliocene, il calcare, le roccie feldispatiche e micacee, l'anfilobo e la diorite, la formazione sienitica e il melafiro, e l'altre parolone mi potrebbero procurare qualche tirata d'orecchi da chi ha sulle corna la poesia e gli acquerellisti.
Biella (Bullarella, Buraiella, Buiella, Bucella, Bugella) è al confluente dell'Oropa cel Cervo. Che sia città antica (153 ab U. C.) lo comprovano la iscrizione di Caio Publicio Crescenzio e l'altre che si conservano nella casa parrocchiale, il sepolcro de' romani Melii, ora divenuto battisterio, la medaglia fatta per commemorare la ruina di Gerusalemme. Da Lodovico il Pio e da Lotario fu donata al conte Bosone nell'826: poi da Carlo, da Ottone, da Corrado, da Federigo I alla chiesa vercellese: nel secolo XIII si levò ad animosa controversia per sottrarsi al dominio di Vercelli: nel XIV provò il furore della peste, segnò di croci rosse i militi contro Fra Dolcino, si scosse di dosso il vescovo tirannello Giovanni Fieschi: nel 1379 diede giuramento di fedeltà al conte di Savoia: nel 1525 gli imperiali vi aguzzarono l'unghie. Trascrivo un particolare che soddisferà la curiosa domanda di alcuni miei amici: - "Il maresciallo francese Brissac estese la sua occupazione su parte del Biellese ed obbligò il comune ad inviare a Parigi dei legati per il giuramento di fedellà ad Enrico II e per ottenere la conferma di tutti i privilegi.
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