Di sotto al sudiciume, alle moderne manomissioni, all'opera del tempo, esce un profumo d'Arte gentile, corretta, spigliata. Di chi fu quella casa? Ho domandato invano. Nell'interno c'è la fabbrica di maglierie dei Guglielminotti: domina la sbiancatura e l'adattamento. Nell'istessa viuzza, su cui dà il fianco, s'incontrano delle fascie di terra cotta, due o tre a frange trilobate, una a targhette, grifoni e flessuoso svolgersi di foglie. Il palazzo del principe della Cisterna mostra l'architettura salda e già capricciosa del cinquecento: portone col poggiuolo marmoreo, finestre col timpano spezzato e i busti, colonne bozzate, e all'alto un loggiato d'arconcelli coperto. Lo dicono anche il Castello. Nell'interno ho visitato una torricella colla scala a chiocciola, i solai spaziosi, adorni di una porta acuta a fascia di terra cotta, lo scalone nudo, a cui è unita la tradizione della morte segreta, un muraglione cioè pieno di coltelli e trabocchetti, e finalmente i saloni. Il palazzo è ridotto a filatoio. Ma bisogna ancora vederle quelle travature, quei freschi a chiaroscuro che ricingono le somme pareti, quel camino eretto sugli orecchioni, colla cappa scolpita, ornata, dorata, colle statue sedenti e gli stemmi e gli stucchi e i finestroni! Bisogna immaginare il decoro sontuoso degli arazzi, dove ora sporgono le cornici di legno spezzate e i chiodi ritorti: i mobiloni di noce, le seggiole di broccato, i ritratti degli avi, dove ora s'ammucchiano i telai spezzati! L'ambiente è austero.
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