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      Ma sì! Se egli avesse potuto ficcare gli occhi sino a noi! Avrebbe veduto, in groppa agli asinelli, le più care signore, felici di svelare una scarpina col tacco all'Efftein, e gli eleganti giovanotti felicissimi di poter loro tener la staffa; i buoni papà e le mamme che lasciano volontieri sviarsi tra i crocchi dei caffè e dei piazzali le loro ragazze sui diciassette, e i bimbi allegri, vestiti alla marinaresca che già offrono cavaliermente il braccio alle signorine, e i mariti che domandano: dov'è mia moglie? e le mogli che non domandano: dov'è mio marito? e i patriarcali piovani che sono sempre pronti e convinti a dire che tutto succede con permissione del Signore. Che festa! che gaiezza! che profumo di gioventù e di lusso! E quante speranze di confetti e quante benedizioni dal cielo! Il patrizio vicentino avrebbe veduto saloni elegantissimi per caffè e concerti; stabilimenti idropatici; alberghi d'aspetto svizzero, coi maggiordomi dalle basette all'inglese, colla tabella piena di titoloni, di contesse, di marchese, di duchesse,... E la villa Tomello l'avrebbe veduta quel cittadino d'una serenissima repubblica, la bianca villa che accolse e ancora deve accogliere la prima e la gentilissima Regina d'Italia? E avrebbe sognato, tra il basso fragore del torrente Agno, bisbigli di donna per lo meno in sette lingue e ciarle e riso e armonie di concerti musicali?
      Pace nell'altra vita a quel conte Lelio: e pace in questa ai mariti e ai babbi che mettono mano alle borse!
     
     
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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





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