Per ora, prima che si muti la folla degli ospiti, mi faccio premura ricordarvi che c'è qui il simpaticissimo e spiritosissimo Pompiere del Fanfulla, la contessa W. alla villa Tonello, la marchesa P. di Venezia. E infine dico alle lettrici colla massima gioia che, fra la tolette di vera eleganza, noto sempre quelle delle nostre gentilissime concittadine, signora C., signora M., signora S.
II.
11 agosto 1880.
Il buon milanese che, vergognoso, solo, rincantucciato nel fondo di una vettura, arriva sulla piazza della Fonte Lelia, allo stabilimento del mio amicone Giorgetti, e guarda l'orologio e vi trova segnate le 6,30 dopo il mezzogiorno non può a meno di consolarsi, dicendo: - Qui fra i monti si fa presto sera. Almeno domani la Sagra sarà finita, e tutto sarà in pace per la mia cura felice. Che festa è quella d'oggi sul calendario? - Sì, le mie signore lettrici: a 6.30 le campane di Recoaro tampellano giù nella vallata con un suono maestoso e lieto: sulle allee trottano a torme gli asinelli bardati, e i mulattieri vociano nel loro festosissimo dialetto; davanti alle cento trabacche variopinte una folla oziosa brulica con un ronzio da vincere la voce del Prechel dirocciante nelle tane dell'Agno: là le grida dei venditori e le risa delle compratici: qui un'ondata di musica e un acciottolio di tazze da caffè e... È appunto qui che proprio il nuovo arrivato non s'arrischia a dare un'occhiata: ma è appunto qui per sua condanna che deve discendere dalla vettura, e sgranchirsi, e pigliarsi il fascio dei paracqua, dei parasole, dei bastoni, e far calare le non stemmate valigie, e cavare di tasca il telegramma del Giorgetti che ieri gli assicurava una camera.
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