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      Malo, con circa 3000 abitanti, presso la sinistra riva del Torlo, antico feudo dei vescovi di Vicenza, è un paesotto lungo lungo, che qua e là presenta qualche facciata di casa a linea severa, qualche finestra coi vetrucci tondi, qualche porta di tipo schietto, insomma qualche dettaglio che sa meritarsi uno sguardo da noi, avvezzi all'uniforme e merciaia pezzenteria di tante nostre borgate, a cui la ferrovia portò la secchia dell'imbianchino e i portenti artistici del ferro fuso. Se Malo sia proprio stato costrutto nel secolo VI dal gotico Amali e se la classica chiesa parrocchiale sia fondata sulle mine di un castello, lo domanderei al gentilissimo signor I. Rossi dei Club alpino italiano, a lui che mi fece imparare per queste valli tante belle cose antiche, ed io tutte le perdetti di memoria, quando sì fieramente e sì potentemente sussultai di gioia e di meraviglia nell'opificio di Schio. Così pochissimo so dirvi di San Vito: che sia stato percosso dalla peste del 1630 lo lessi in una lapide nel muro del cimitero: che conservi nella chiesa parrocchiale alcune pale del Maganza, lo credo benissimo, giacchè lo trovo in un libro stampato.
     
     
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      Schio, con circa 10,000 abitanti, con giurisdizione distrettuale su quindici comuni, giace lungo il torrente Leogra: a nord ha i monti Novegno e Summano; ad ovest, il Corneto, il Bufelan, la Cima di Pasta; a sud-est, la pianura veneta. Il Leogra, unitamente al Gogna, per mezzo di un canale, detto la Roggia, dà ai terreni una rete irrigatoria per più di 700 ettari, e agli opifici una forza di oltre 800 cavalli.


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





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