- Ove saranno tante anime? Quando, proprio qui, dov'io sorrido, elle supplicavano, si sentivano pių forti dell'oblėo e del tempo?... Ove saranno?... Cosė a me sempre piace interrogare il mistero.
Rispondono dalle grandi stie allineate lungo i muri i polli chiassosi, beccandosi acerbamente, perchč l'uno ruba all'altro il posto a mangiare. Se quei polli mi rappresentano la folla, ciascun di essi č veramente filosofo.
Alla bellissima porta si presenta un figuro lungo, un chierico di sessant'anni, bianco, cogli occhi orlati di rosso, il quale, facendo dondolare una cotta grigiastra al disopra di un soprabito abbondante, ci domanda in bergamasco: - Hanno detto che vogliono vedere la chiesa grande?
- Andiamoci.
Proprio in quel momento dal campanile, che sembra pesare sulla corte, dal manto del San Giacomo di rame, scoccano gravemente le ore, e il ronzio si perde sotto gli archi e nel lungo corritoio.
Questo mette capo allo scalone del convento, un convento esso stesso, amplissimo, solitario, colla sbarra cadente, coi gradini, che, a volerli popolare di macchiette, esigerebbero una processione da Corpus Domini, a' tempi de' buoni Comuni, nč pių, nč meno.
Siamo alla chiesa. Venne fondata nell'anno 861, da Aganone, vescovo di Bergamo, e ricostrutta verso il 1087. Č grave edificio di architettura gotica, a tre navate, con maestosi piloni, spaziosa, con un quadro che vuolsi del Palma, ed altri grandissimi. Ma sgraziatamente fu tocco dalla manėa del nuovo: quindi č discorde di stili, appesantito nelle volte da poche opportune pitture di trafori, ripulito dalle memori tracce dell'antichitā.
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