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      .. E la Natura ci irride crescendo intorno le ortiche dell'oblìo.
      - Che cosa è la vita dell'uomo?...
      Chi requia qua dentro? Fu felice o infelice? Fu uomo o donna?... Si acconcia Ella alla idea - Per sempre? - In vita si promette ciò che non è in noi; in morte, ciò che speriamo nell'ultima illusione.
      Sul piazzaletto compare il prete del luogo, vestito di verde, come la speranza... del guadagno... non cerchiamo tanto: egli è felice, colla sua pipa e le ciabatte e gli incerti; e ci fa invidia. Don... don... don... (come diamine si chiamerà?) Il messere, insomma, ci condurrà alla chiesa: cioè alla sua serva, giacchè lui desidera finire quella delizia anticanonica che ha nella pipa.
      Ed è peccato! A Fontanella, mestissima chiesina, avrei voluto trovare un prete bianco, modesto, tranquillo, e digià arrivato all'ultima scena della commedia.
      Il cortiletto in cui entriamo, seguendo il giro dell'antico colonnato, ha l'aria tranquilla, rassegnata direi, di un passato che è scorso in pace, e in pace sopporta l'obblìo; due o tre archi: quattro finestre; due gelsi; dei rottami; un portico. E qui facciamo una sosta. C'è una tomba. Il coperchio ha scolpita, giacente nell'ultimo sonno, una donna di mezza età, coi capegli lunghi, con una corona in testa da contessa o da marchesa; il manto le è fermato sul petto levigatissimo da un gioiello; una cintura le allaccia la sottoveste; e le mani, senz'anello, sono incrociate al mesto saluto della pace. Il coperchio è quello che di veramente antico può presentare questa tomba.


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





Natura Fontanella