Ecco Maccagno. - Arriverà il piroscafo da Luino, un punto nero che borbotta. Sediamo su una panca. Il lago si sperpera innanzi giù fino a Stresa: l'occhio nuota in quelle tinte perline e su nel cielo focato.
Il tramonto è vicino. Non è l'ora stanca della città: è il preludio del riposo poetico: è l'ambiente di tutte le trasparenze, tutti i desiderii, tutti i sogni; col tramonto il cielo bacia l'anima nostra, e l'anima vola su quelle nubi che fingono delle isolette scorcianti in un mare più tranquillo del mare della vita, vola... Il piroscafo sbattendo le pale fracassose nell'acqua canta chiaro e netto: - L'uomo non ha ali: l'uomo non ha pinne. Prendete il biglietto: primi o secondi?
Siamo sul San Gottardo, coi marinai, coi macchinisti fuligginosi, colla folla minuta dei contadini, colle valigie stemmate e coi viaggiatori distinti dal Bedeker. Monti e lago pigliano una tinta metallica, tutto sembra profondarsi, e su altissima luce brilla la prima stella della Notte.
Il piroscafo ha fatto la traversata: il timoniere colla mano sui raggi di una ruota di bronzo specula acutamente il punto da sbarco, il capitano parla col portavoce agli uomini bruni giù nella pancia. Sulla spiaggia appaiono case e portici, e portici e case, fuggenti nell'ombre che si addensano nella gran montagna paonazza cupa.
Un facchino grida: - Chi ha bagagli per Cannobbio?-
L'ora è tarda, a domani. Vi basti sapere che a Cannobbio ci sono molte cose a vedere: il borgo, la Salute, l'orrido, le appariscenti valligiane e la signora Antonietta del Biscione, che stringe la mano a chi arriva, porgendo una manina pastosella e capricciosa.
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