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      CHIARAVALLESCHIZZO A PENNA.
     
      I.
     
      Hai perfettamente ragione, mio amico. Vi sono dei luoghi insigni per memorie d'arte e di storia o per lo speciale ambiente, nei quali l'anima del visitatore s'appassiona con gentile virtù, e la fantasia, correndo a ritroso del tempo, s'ingagliardisce, rivivendo di fronte ai robusti sembianti degli avi. Nelle giornate di noia stanca, giova moltissimo il fuggire la folla fastidiosa, l'indispettirsi dei minuscoli capricci, il cercare la solitudine. Questa è fatale se il cuore vuole tutta occuparla colle sue malinconie, è sana se in essa l'anima cerca per punto d'appoggio una calda emozione.
      Una passeggiata all'abbazia di Chiaravalle non è gran cosa, che possa rompere le gambe di un cittadino. Si esce dalla porta Romana, e si piega per circa tre miglia verso sud-est, camminando in mezzo a una pianura monotona, la pianura lombarda, che al cielo non sa levare altro che le capitozze pesanti degli eterni filari, qualche ramicello pelato, qualche volo di corvi, qualche crasso fumo di stalla. Ma che cosa merita quel cielo? E poi, signor mio, ogni acqua che scorre, all'occhio dell'agricoltore, sembra far galleggiare i sacchetti d'oro; ogni prato ti pare una mappa; ogni casa è segnata a cifre, a cifrone. Se tu vedessi i fieni ammontati nelle cascine, il latte che trabocca, spumando, dalle brente, e i formaggi che stanno, come in biblioteca, negli stanzoni a corridoi! Se tu vedessi!
      Il paese di Chiaravalle è un povero aggregato di case. Rovagnano n'era l'antico nome.


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





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