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      E l'avremmo vissuta tutta! Desideravamo che l'autunno si avanzasse a morire nel verno, la stagione carissima, intimissima, dolcissima per la nostra eterna contemplazione amorosa.... Eterna?... Erano forse le foglie, le ultime foglie che coprivano la terra, che ci dicevano come noi dovevamo essere felici?... Desideravamo le serate lunghe.... - Com'č di fuori? - Dai vetri sudati non spiavamo nč tenebrore, nč stelle, nč luna, nč pigre nuvolaglie. Oh volevamo la nostra stanzetta, piccina, come la nostra ambizione, calda come un nido, illuminata come un santuario! Volevamo essere noi, noi soli, coi nostri ricordi, colle nostre ciarle, col suo balbettėo, col suo respiro, co' suoi starnuti, col nostro bimbo che ci aveva dato tutta la pace! Ci amavamo! Ci amavamo, perchč nessuno era venuto a soffiarci il gelo dei sapienti nell'anima! Ci facevamo indietro indietro nella memoria a trovare le prime paure e i primi rossori, i mutui sguardi e le feconde religioni dell'amore ricambiato! Misuravamo giubboncini e camiciuole! O bimbo, quando credevi di fare il tuo discorsone, pensavi alla mamma? quando tu dormi, ti sogni di lei? quando starnuti, non ci dici grazie? O piccino! O piccino! Eravamo tanto egoisti che sobbalzavamo di scatto, scacciando l'idea e la domanda: - Dove saranno i colombi? e i passeri? e i poveri rampichini? e i poverissimi reatini? - Eravamo di dentro, con un lettuccio tutto morbido di coltroncini, colle cucchiaiate fumanti di pappa, con un cosetto d'avorio pacciucchiato, e, Dio mio! con un libro gualcito al capitolo pių serio e pių sociale.


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





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