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      O prioresse tabaccose, perchè volete guaiolare colle voci dei gesuiti?
      I vecchi canonici, piccini piccini sotto l'immenso Duomo, s'avviavano al pieno buio del coro. Le beghinelle, ipocrite per aver la sola età della Madonna o quella di sant'Anna, dondolanti negli androni delle sacristie, lumacavano verso il focherello del braciere.
      Quaresima! Quaresima! - continuava il nostro campanone, e quasi pareva che la sua voce, come un enorme calabronaccio, ronzasse in ogni casa, sotto ogni letto di dormiente, nella camera ove un dì era morto qualcuno. - Quaranta giorni per noi: per noi! - ciancicavano le altre pinzochere, e sembrava accorressero, acciabattando, dalle guantaie a strappare le mezze mascherette nere, e nelle sarte a nascondere i ritagli di trine, e ai capezzali dei felici, fugando le visioni e i profumi....
      Oh i buoni canonici, nonni senza figli, sugli stalli pontificali, colle armelline del re, si addormentavano, sognando, su le vetriere dei finestroni, le belle scale di Giacobbe che conducono al Dio del perdono. Le arpie senz'amore, zie pel testamento, sulle seggiole impagliate, colle caste mantiglie, si facevano arcigne, immaginando fremebonde, giù per le lastre dei sepolcri, gli orrendi castighi che ci precipitano all'inferno.
     
     
     *

      * *
     
      - Perchè sei tanto triste? - sembrava dirmi la prima occhiata di luce che, strisciando fra gli alberi secchi di un giardino, veniva a sbirciare nei vetri del mio studiolo.... Ed io spensi il lume.
      Tornando da un veglione, avevo accompagnato a casa una frotta di amici strillanti.


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Storia di un'anima
di Ambrogio Bazzero
Fratelli Treves Milano
1885 pagine 355

   





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