L'uno di questi, veduti appena que' tre signori, s'accorse dai loro passi affrettati a che erano diretti, ed accostatiglisi cavando il berretto: "Ecco la mia barca, signori, disse indicandogliene una: se vogliono andar incontro al battello a vapore, non hanno tempo da perdere: siamo due uomini, li serviremo bene, e per la loro buona grazia: entrino, qua".
Era l'indicata barca una gondola cui stava un tavoliere nel mezzo coperto da un vecchio tappeto di Fiandra. Essi non esitarono ad entrarvi, e appena si fu da una parte collocato il Conte, e dall'altra donna Amalia e il Marchesino per mantenervi l'equilibrio, l'uno de' barcaiuoli l'allontanò con una spinta dalla riva, e balzatovi dentro trassela di mezzo all'altre navi, e dando i remi all'acqua uscirono rapidamente dal porto. Molte navicelle erano già in moto innanzi a loro, altre venivano dopo, e non poche s'avviavano dai due sobborghi della città che si stendono sulle opposte sponde del lago.
Il battello a vapore s'appressava: s'udiva distintamente il romoreggiare delle ampie ruote che gli stanno a fianco come due robuste ali: vedevasi il getto di fumo spandersi dalla sommità della grossa canna che li sorge nel mezzo, e stendersi dietro ad esso per l'aria come una lunga striscia cinericcia ondulata dal vento. I passeggieri erano tutti raccolti sul cassero, e vi si miravano uomini e donne frammisti, alcuni col parasole spiegato e altri che agitavano il cappello o il fazzoletto salutando gli amici che rispondevano dalle barche, di mezzo alle quali il Lario passava torreggiante.
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Fiandra Conte Amalia Marchesino Lario
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