Aveva già Rina rifrancato il chiavistello, e s'era Orsola avviata nella stanza de' loro letti, quando si fece udire un acuto suono di corno da pastore.
È Falco, è Falco (gridò quest'ultima trasportata da improvviso contento): riprendi, o Rina, la facella, corri ad incontrarlo: a qual periglio s'è desso esposto questa notte per ritornare! Oh quanto gli sta a cuore la sua casa! Egli scoprì che i Ducali erano a Lezzeno, e nè vento, nè tempesta, nè barche nemiche poterono tenerlo lontano dalla sua rupe. Scendi, Rina, agita la facella; egli è già sul sentiero
.
Il suono era stato intanto ripetuto; Rina, uscita dal casolare, calossi frettolosamente pel sentiero appena segnato e ripido che scendeva fra i massi. Discesa due terzi di quella via, arrestossi, presa da subito sospetto, ascoltando voci di persone straniere che salivano: già stava per retrocedere precipitosamente quando le venne all'orecchio l'aspra e sonora voce del padre che si diede a gridare: "Coraggio, coraggio: discende un lume dalla mia casa; or siamo in porto: questa strada è un po' malagevole, a dir vero, per chi non la conosce, ma in due tratti giungiamo al piano. Ecco mia figlia che rischiarerà i nostri passi; saliamo senza timore; sto dietro io per far sostegno. Cala, Rina, e porgi lume, chè vi son meco persone che non hanno il tuo piede di camoscia per correre sui greppi".
Rina a queste parole fatta sicura, balzando in giù più ratta, venne ad incontrarsi in una magra e pallida figura d'uomo coperto da un abito nero, che saliva a stento aggrappandosi agli sterpi ed ai sassi; a tergo a costui venivane un altro di giovanile presenza, assai più spedito; e dietro a loro saliva Falco ritto sulla persona e franco quasi camminasse per piana via.
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