All'incontrarsi de' loro sguardi scese ad entrambi un turbamento al cuore come se fossero stati colpiti da una subita scintilla: ambedue abbassarono gli occhi al suolo; Rina, imporporate le guancie, si ritrasse in disparte, e Gabriele ammutolito rimase nella sua primiera meditativa attitudine.
Eransi intanto da Orsola disposte su rozzo desco rusticali vivande, e collocatovi nel bel mezzo un vaso di vino tratto dalla botte accennata da Falco; ed egli visto che s'ebbe compiuto l'apparato, s'alzò dal focolare, invitando i due ospiti a prender parte a quella cena. Maestro Lucio, che avea già più volte spinto lo sguardo di sfuggita a mirare che stasse facendo la moglie di Falco, ed accortosi che disponeva la mensa, avevala più volte accusata internamente della lentezza che vi frapponeva, accettò tosto l'invito e andò a sedervisi, dandosi a mangiare di que' cibi grossolani coll'ardore con cui avrebbe spogliato un lauto convito. Gabriele e Falco ne imitarono più moderatamente l'esempio: nel primo, mentre saziavasi l'urgente bisogno della fame, ricorreva più limpido e brillante alla rinvigorita fantasia l'incontrato sguardo di Rina, e svolgevagli mille dolci ed indefinite idee nella mente; nell'altro le non tenui golate di vino fecero più fervido il desiderio d'uno scontro coi Ducali, contro cui, oltre le antiche cause di odio, l'accendeva in quell'istante il pensiero che per causa d'un colpo da essi scagliato, non s'aveva a fianco un fidato compagno, con cui solevano toccar le tazze animandosi a tracannare finchè vedeano a secco il fondo di quel vaso.
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