CAPITOLO SECONDO.
Son della bara funerale ai latiCon torchi in man pel nuovo di languenti
Due lunghi ordin d'uomini incappatiChe han nei cappucci le fronti dolenti,
I cappucci in due parti traforatiApron le viste ai loro occhi piangenti.
LA PIA, Leggenda di B. Sestini.
Albeggiava appena in cielo il giorno ed ancor tutti nell'abituro di Falco dormivano profondamente allorchè ne venne bussata con forza la porta.
Chi batte?
gridò Falco risvegliandosi istantaneamente, e sorgendo d'un salto dal giaciglio su cui erasi coricato cogli abiti indosso:
Son io; son Trincone (rispose quello che stava al di fuori); apri tosto che t'ho a parlare
.
Disserrò Falco all'istante l'uscio di sua casa, ansioso d'intendere che fosse avvenuto di Grampo; imperocchè Trincone, ch'era l'uno de' compagni che l'avevano trasportato ferito al suo tetto, doveva di certo recar di lui fresche novelle. Narrò infatti Trincone che giunti che si furono la sera a Palanzo, Grampo non dava più segni di vita, ma depostolo in sua casa, mercè le cure e gli unguenti di sua madre Imazza aveva riaperti gli occhi e fatti tali contorcimenti delle membra da mostrare che il sangue perduto non l'aveva esausto in tutto di forze, per cui egli recavasi di fretta a Nesso alla Casa dei Malati a ricercare Frate Andrea Cerusico, affinchè venisse a soccorrerlo dell'arte sua; e nel passare per di là aveva voluto discendere ad avvertirne lui Falco, pel desiderio che sapeva dover esso provare d'averne pronte notizie.
Ben hai fatto, disse questi reso pago da quell'annunzio; corri a Frate Andrea, e quando seco lui passerai qui su dalla via, mi darai voce, ed io verrò seco voi a Palanzo
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