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      Trincone partì, e Falco, rientrato nell'abituro, ripetè le parole di lui ad Orsola ed agli ospiti suoi, che in que' pochi momenti eransi alzati ed allestiti. A causa dell'ora tanto inoltrata della notte in cui si trassero a riposo, e fors'anco per scrupoloso riguardo che i due forestieri s'imposero verso le donne, quantunque si fossero coricati nella più interna stanza, eransi posti a giacere colle vestimenta d'attorno. Avevano dessi pensiero di dovere immediatamente partire, ma Falco il tolse loro dicendo che non avrebbero fatto viaggio che sull'imbrunir del giorno, avendo egli in animo di condursi a visitare il ferito compagno. Il giovine Medici e Maestro Lucio si dichiararono disposti a fare quanto meglio a lui fosse piacciuto, ed a seguirlo per tutto ove venisse loro indicato, persuasi ch'egli avrebbeli ricondotti in sicurezza nei dominii del Castellano.
      Gabriele però di quella inaspettata dilazione annunziata al loro partire s'ebbe la più viva compiacenza, poichè sentiva di già che a malincuore abbandonava quell'ospitale abituro. La prima immagine a lui affacciatasi appena tolto al sonno era stata quella che ultima l'aveva abbandonato la notte, l'immagine cioè di Rina. Erano cessate la foga e l'agitazione destate nel suo spirito dagli avvenimenti del giorno antecedente, e su tutte quelle tumultuanti e spaventose impressioni una n'era surta dominatrice che gli diffondea nel cuore una dolcezza nuova, lusinghiera, che lo affezionava agli accidenti, sebbene disastrosi, dai quali era stato colà condotto.


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Falco della rupe o la guerra di musso
di Giambattista Bazzoni
Ant. Fort. Stella e figli
1829 pagine 359

   





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