Le torri, le mura, i baluardi andavano orlati di merli, e forati da lunghi ordini di feritoie e di balestriere: in molti siti vedevansi le muraglie guarnite di grosse pietre tagliate a tetragoni, ov'era il posto delle artiglierie, poichè fra i castelli italiani fu l'uno de' primi quel di Musso ad aversi ne' suoi valli costrutte le ballatoie per le colubrine e le bombarde. Sopra una torre d'ogni forte stava inalberata una bandiera coll'armi del Castellano, e sull'alto della torre più elevata di tutto il Castello sventolava il grande stendardo Mediceo che portava per insegna tre palle d'oro in campo rosso.
Tal era il prospetto generale che di quel Castello si offriva a chi il guardava da lungi sul lago, dai monti o dalla sottoposta via; ma quelli che venivano considerando da vicino e partitamente le sue quattro rocche sui diversi spaldi innalzate, discernevano agevolmente quanto l'aspetto di ciascuna fosse dall'altro svariato. Il più antico di que' guerreschi edificii era il secondo, procedendo dall'alto, le cui mura più brune, e più dell'altre semplicemente erette, ne attestavano a chiare note la vetustà. Ma chi ne avea poste le fondamenta? Erano dessi stati i Galli, i Romani, o gli aborigeni Lariensi? Ciò si asconde nella notte dei tempi, e vano per noi sarebbe il tentare di rintracciarne notizia. All'epoca di cui parliamo erano già scorsi più di otto secoli da che i Goti ne avevano fatta una Rocca che veniva nomata di San Childerico, perchè contigua ad essa si erigeva una chiesa sacrata a quel santo Re del settentrione, e quivi si chiuse nel settecento, protetto dai valorosi Pievesi, il longobardo Ansprando col figlio del re Liutberto, per sottrarsi alle persecuzioni del possente Ariberto II, contro cui non gli valsero gli scogli ed i baluardi di che andava doppiamente munita l'Isola Comacina.
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