La prima volta ch'ebbe veduto il Castello di Musso, colpito dall'imponente sua posizione e dalle sue numerose fortificazioni, gli nacque pensiero d'impadronirsene, e di fermar quivi la sede del suo comando. Guerreggiava in quel tempo a sostegno delle parti de' Ducali e degli Spagnuoli contro i soldati di Francia, una squadra dei quali occupava il Castello di Musso: ei gli assalì, li vinse, gli scacciò; prese possesso delle Rocche e vi si stabilì colle sue bande armate. In premio di tal fatto il duca Sforza e il De Leyva, generale di Carlo V, il proclamarono Castellano di Musso. Proseguendo la guerra contro i Grigioni, le sorti si volsero, ed ei fu vinto ed assediato da loro nel proprio Castello. Stretto d'assedio e condotto agli estremi attese in vano soccorso dai Ducali, a favore dei quali egli aveva tanto operato. Pieno di sdegno per questo mancato aiuto, ch'ei considerò tradimento (a cui memoria ed odio fece nel Castello stampare monete di cuoio coll'impronta d'una F spezzata colla leggenda fracta fides), liberatosi dall'assedio degli Svizzeri, dichiarossi indipendente e nemico del Duca, facendosi dominatore assoluto della parte superiore del lago, stendendo il suo comando a Lecco ed a molte altre Terre in Valtellina, in Valassina ed in Brianza. Resosi così potente signore, fece condurre a termine le opere del Castello cominciate dal Triulzo: ordinò s'aprisse il gran taglio nel monte sopra ad esso: ingrandì e rafforzò le mura, ristaurò le Rocche e il baluardo: costrusse il molo del porto che cinse di forti muraglie, eresse la gran porta sotto cui passava la strada, e diede in somma a tutte quelle fortificazioni la grandiosa forma che presentavano nel momento a cui si riferisce il nostro racconto.
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