Pochi istanti prima che Gabriele con Falco e il Cancelliere s'avviassero al Castello, una barca venuta rapidamente dall'altra sponda del lago, e colà approdata, mise a terra un valletto di Luca Porrino capitano della Rocca di Corenno, il quale richiese d'essere immediatamente guidato dal Castellano. Tale frettoloso messaggio fece supporre ai soldati ed ai rematori, che stavano oziando sparsi qua e là presso le mura del porto, che fosse accaduto qualche importante avvenimento. Spinti per ciò dalla curiosità, si raccolsero intorno ai due uomini che avevano condotto nella barca il valletto, e seppero ben tosto che desso era venuto a recare a Gian Giacomo la novella che Gabriele e Maestro Lucio erano caduti nelle mani dei Ducali, siccome notizia giunta a Corenno da brevissimo tempo. Ad un tratto quella nuova si diffuse per tutto: i soldati già attendevano desiderosi il comando di partire, i rematori accorrevano al porto, e si disponevano nelle navi, animati gli uni e gli altri dalla brama di recarsi a liberare quel loro giovine capitano, quando egli stesso coi due suaccennati compagni arrivò appunto alla gran porta presso l'ingresso del Castello. I soldati e gli altri tutti che quivi trovavansi, maravigliati non poco nel vederlo comparire, fattiglisi incontro, si schierarono sul suo passaggio salutandolo rispettosamente, e rallegrandosi poscia tra loro tumultuosamente che falsa fosse la voce di sua prigionia, schernendo e ingiuriando i barcaiuoli di Corenno che l'avevano propagata.
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