CAPITOLO QUARTO.
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Vedi uno cremesinoHa il manto e la berretta, uno la bruna
Toga si affibbia all'omero, un stilettoBrandisce questo, e quegli un'asta, e sovra
L'inculto capo ha la mural ghirlanda:
Chi fia colui ch'č sė sparuto e macro?
Perchč quest'altro la cotenna arricciaE i mustacchi arronciglia? Infra lor tutti
Gagliardo in armi ed in feroce aspettoGiganteggia Ugolin.
Maltraversi e Scacchesi, Rom. Poet.
di TEDALDI FORES.
Nella sala del Castello, appellata delle udienze, stava, come dicemmo, il Castellano circondato da' suoi. Egli era seduto sovra un seggio cui faceva baldacchino un ampio gonfalone di colore purpureo, polveroso e traforato in pių parti da palle nemiche; al di sopra di questo vedeasi sospesa una campana di bronzo con cerchii d'argento, che chiamavasi la Martinella, l'uno e l'altro de' quali arnesi venivano attaccati ne' giorni di festa o di guerra all'albero maggiore del brigantino che faceva in certo modo sul lago la funzione dell'antico Carroccio sė famoso ai tempi delle repubbliche lombarde.
Gian Giacomo Medici, presso al suo trentesimosesto anno, era vigorosissimo della persona, poderoso di braccio quanto altri mai, non di troppo alta levatura, nč corpulento oltre il convenevole: nerboruto e ben proporzionato delle membra, lasciava scorgere in esse tutta l'attitudine che possedeva ai moti rapidi e vibrati. Il suo aspetto era ben degno d'un capo d'uomini armigeri: atto ad atteggiarsi ad imperiosa severitā e fierezza, sapeva spirare ben anco intrepidezza ed indomabile coraggio, cui aggiungeva a suo grado un far grave od affabile, non dilicato, a dir vero, ma pių che mai opportuno ad infondere rispetto insieme ed amichevole confidenza a quelli che seco lui contrattavano.
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